Sotto le stelle fredde è il primo lungometraggio di Stefano Giacomuzzi. Laureato alla Bournemouth Film School in documentario e cinematografia, il regista inizia a diciannove anni la produzione del film, tra le montagne del Friuli.
In poco più di sessanta minuti, una coppia di casari, un pastore e due apicoltori mettono in scena una realtà considerata perduta, ma che al contrario persiste, in Carnia come altrove. A prima vista indisturbati, in un documentario solo in apparenza puramente osservativo, i protagonisti non-attori riproducono gesti quotidiani, davanti a una macchina da presa celata all’occhio dello spettatore, eppure mai passiva nei confronti dei soggetti scenici.
Assieme alla narrazione della mera montagna vissuta, Sotto le stelle fredde fa emergere questioni esistenziali, proposte dal regista in costanti momenti di riflessione: in apertura, l’opera posiziona lo spettatore sotto all’indifferenza fredda del cosmo, mentre, all’alba e con l’accensione di una nuova candela, getta luce su una realtà viva seppur dimenticata, che apre interrogativi sullo scorrere del tempo e sul senso stesso della vita.
Da un punto di vista puramente estetico, Sotto le stelle fredde è un’opera stupenda.
La scelta stilistica del bianco e nero per le scene umane e l’utilizzo dei colori per il paesaggio naturale è perfettamente riuscita. Se da un lato le tonalità di grigio rendono la fotografia estremamente gradevole e armonica, quasi vellutata persino sotto un temporale, questa modalità in assenza di colore inasprisce e intensifica l’espressività dei suoni, mai artificiosi, del linguaggio, della spigolosa quotidianità montana.
Vista, udito, perfino olfatto e tatto, ogni percezione sensoriale si acutizza nelle sfumature del grigio.
All’ombra di lunghi piani fissi, la pacatezza silenziosa di certe immagini contrasta con l’espressionismo ruvido degli altri suoni: i tuoni del temporale, il fruscio delle foglie, il ronzio delle api. Assieme al fragoroso scampanare delle vacche, al belato di protesta delle capre durante la mungitura e ai richiami urlati dei pastori, il mormorio sordo, a tratti incomprensibile, di una lingua masticata e ruvida: una conversazione primordiale tra animali e bestie. Le bestemmie, mai edulcorate, sottofondo tenace di una vita aspra ma autentica.
Come inframmezzi, le sequenze di colore interrompono la vita umana, e placida appare la montagna. Meraviglioso e puro, il paesaggio, seppur vivacizzato, somiglia alla sua gente.
Nel contempo, le immagini vivide vengono accompagnate da un motivo solenne, in contrapposizione ai rumori spontanei e naturali della luce bianca.
Una sensazione di solitudine pervade gli animi. Monta la nebbia, scorre il tempo, la candela si consuma. Come una metafora shakespeariana, la vita scorre nel tempo concesso: come un’ombra che cammina, come la cera che si scioglie, fino all’ultimo respiro.
Con questo film, Stefano Giacomuzzi è in grado di avvicinare mondi opposti, realtà più facilmente immaginabili sugli altipiani nepalesi che in provincia di Udine.
Sotto le stelle fredde riesce pertanto a (di)mostrare il relativismo dell’esistenza umana. (ofelia libralato)
Potrete vedere “Sotto le stelle fredde” venerdì 12 febbraio 2021 alle 21 per la 37^ Rassegna del Film e dei Protagonisti della Montagna in diretta sul sito della Società Alpina Friulana all’indirizzo www.alpinafriulana.it/live
Sotto le stelle fredde – Trailer from Stefano Giacomuzzi on Vimeo.